Lo Smart Working crea Smart Company?

Presentiamo con piacere un estratto dell’articolo ricevuto da Alberto Rossini, con alcune interessanti riflessioni sul tema dello Smart Working.

 

Recentemente ho avuto modo di confrontarmi all’interno del network Alumni sul nuovo trend dello Smart Working. “Nuovo” in Italia, perché nel Nord Europa le aziende lavorano in questa modalità da più di 20 anni. In ogni caso è stato interessante parlarne perché abbiamo compreso che la tematica è tanto importante e attuale quanto confusa ai più.

A partire dal definire che cosa sia lo Smart Working: è stato definito in tanti modi, come telelavoro o addirittura come prestazione di lavoro occasionale, ma non è così. Lo Smart Working deve essere inteso come lavoro agile e flessibile in termini di tempo e spazio. Non è una prestazione di lavoro ma piuttosto una nuova modalità di organizzazione del lavoro, che viene svincolata dall’idea dell’ufficio come unico luogo di lavoro, e che grazie all’utilizzo delle più recenti innovazioni elettroniche permette di lavorare da remoto in sicurezza e in condivisione con il proprio team.

E’ anche, e soprattutto, una questione culturale, che tocca il modo di lavorare dei manager e cerca di sradicare il concetto di “lavoro=luogo” spostandolo verso quello “lavoro=attività”. Può sembrare banale, ma una volta associato il lavoro alle performance che ne derivano non è più così importante il luogo dove queste performance vengono ottenute. Ciò che conta è che i lavoratori siano responsabilizzati e messi in condizione di lavorare al loro meglio.

Potete trovare l’articolo che tratta più a fondo i concetti di cui sopra a questo link.

Alberto

 

Alberto, di professione Strategy & Learning Advisor, è appassionato di startup, economia digitale ed imprenditoria. Insieme ad alcuni colleghi cura il magazine online Spremute Digitali che tratta di Smart Working, Digital & Social Media, Enterprise e Startup.