Roma, 12.3.2016: due ore nella Bellezza

Proponiamo un bellissimo racconto, scritto da Mauro Ferraro, sulla visita alla Galleria Borghese organizzata da AIESEC Alumni Italia. Buona lettura!

Roma, 12.3.2016: due ore nella Bellezza
(come una visita guidata alla Galleria Borghese può migliorarci la vita)

Che “la Bellezza salverà il mondo” è stato già detto, ma basta aprire i giornali per convincerci che purtroppo non è così. Se un merito dobbiamo riconoscere all’Arte, o, forse, a “ciò che gli uomini chiamano Arte” (cfr. D. Formaggio), è proprio l’incanto che  essa produce in noi risvegliandoci, emozionandoci, facendoci capire quanto trascuriamo nella nostra frenetica quotidianità.

Attilio, nella luminosa mattina del 12 marzo di un inverno romano mai così primaverile, ci ha preso per mano e, piano piano, ci ha fatto volare sulle ali di un’emozione vera, quella che ci ha portato a rivivere l’esperienza artistica di Gian Lorenzo Bernini, proprio come se fossimo noi stessi diventati d’improvviso partecipi nella sua incredibile maestria, ossia quella di svelare il contenuto della poesia, dell’amore e del mistero celato nel marmo, di creare sostanza sublime solo … togliendo materia.

Il giovane Bernini era certo anch’egli figlio d’”arte”, ma il nostro Attilio con garbo ci ha aiutato a scoprire, a svelare anche a noi, novelli scultori dell’insondabile animo umano, il talentuoso “scugnizzo napoletano” nella sua attività artistica dalle prime opere già prodigiose a quelle magnifiche della maturità. Bernini è stato la chiave di volta per conoscere, in due ore mai così intense e magiche, grazie anche e soprattutto al nostro bravo e sensibile Cicerone, una raccolta artistica ed una villa romana così unica e prestigiosa da farci desiderare di tornare sul luogo dell’evento più volte e presto.

Già, proprio così, perché finora il sito per me era legato alla celebre scultura del Canova dedicata alla bella Paolina Bonaparte ed a visite scolastiche certo affrettate, specie quando da ragazzi liceali una visita al Museo è pur sempre considerata un obbligo anziché un piacere. A proposito della famiglia Bonaparte, Attilio ci ha rammentato che il grande piccolo Corso, fratello di Paolina, impose la cessione a titolo oneroso con regolare contratto di compravendita di metà della collezione della Galleria Borghese alla Francia (ed ora, infatti, è possibile ammirarla a Parigi al Louvre …). Cose che capitano sempre in tempi di guerra, ma, forse, fatta un’analisi costi benefici, il contributo di
Napoleone è stato relativamente più importante anche per l’Italia, per la diffusione dei principi di libertà affermati dalla Rivoluzione del 1789, patrimonio di idee e diritti da cui il nostro Risorgimento ha attinto a piene mani.

La Galleria Borghese nasce quale residenza di campagna appena fuori città di ricchi patrizi che qui si riunivano per trascorrere il tempo libero e non solo, ed incontrare illustri ospiti anche non romani, in un luogo che architettonicamente doveva subito colpire il forestiero per l’imponenza dell’edificio, la sua classicità, su dettami tardo rinascimentali, la sua ricchezza e sfarzo nei decori e nelle opere d’arte in essa
contenute: dipinti, statue, bassorilievi ed alto rilievi nonché reperti archeologici di epoca greca e romana dovevano impressionare il visitatore, invitato per motivi politici, di commercio od altro.

Il percorso di visita consente, come accennavo, di seguire lo sviluppo artistico dello scultore Bernini nelle sue relazioni anche, per così dire, di comodo con l’aristocrazia romana del tempo, dominante in una Roma papalina dove il potere temporale dei Papi era ancora ben lungi dal terminare. In questo suo attivarsi quale prediletto scultore “di regime” non pochi sono gli indizi, che Attilio ci ha aiutato in ogni opera a scoprire, di una forte capacità di conciliare astutamente la dedica di un’ opera al nobile cardinale committente e futuro Papa, con, diremmo noi, un tangibile omaggio anche all’altro nobile “competitor” anch’egli vescovo o cardinale, nelle forme vuoi di un ramoscello d’alloro o
di altro simbolo della casata. Lo scultore così esprimeva il proprio ringraziamento al mecenate e dimostrava di avere ben presente lo spirito del tempo e le caratteristiche del potere economico e politico del mondo romano di allora. D’altra parte, si sa, l’arte ha sempre avuto bisogno di mecenati e i potenti hanno sempre sostenuto il duro lavoro di chi potesse assicurare ai posteri il proprio nome o blasone associandolo a questa o quella opera.

Il percorso di visita ha consentito di avvicinarci alla bellezza assoluta di opere magnifiche che, pur nella loro fissità e nell’apparente freddezza di un materiale quale il marmo, sanno suscitare in noi emozioni vere, quali la rappresentazione del desiderio d’amore, del rapimento estatico di fronte alla bellezza che fugge, del forte erotismo che tutti i sensi coinvolge. Opere meravigliose, come il ratto di Proserpina o Apollo e Dafne, sono state capaci di trasportarci in un’altra dimensione spazio temporale che solo la nave interstellare Galleria Borghese guidata dal sicuro Comandante Attilio ha reso memorabile.

Mauro Ferraro